I risultati deludenti del Consiglio europeo sui migranti

Roma, 22 ottobre 2018 – Il 18 ottobre si è tenuto un Consiglio europeo incentrato su migrazione e sicurezza interna.

Un vertice che purtroppo ha prodotto risultati molto modesti, senza alcun impatto immediato nella gestione delle migrazioni. Molte le dichiarazioni di impegno, come la sottolineata necessità di continuare a prevenire la migrazione illegale e la richiesta di una cooperazione rafforzata con i paesi di origine e di transito, in particolare dell’Africa settentrionale, nel quadro di un più ampio partenariato.

Riguardo il contrasto ai trafficanti di migranti il Consiglio Europeo ha individuato 3 ambiti strategici:

1) una maggiore cooperazione con i Paesi non UE;

2) la creazione di una task force congiunta presso il Centro europeo contro il traffico di migranti di Europol;

3) azioni volte a monitorare e ostacolare in maniera più efficace le comunicazioni online dei trafficanti.

Su questo aspetto, unica notizia rilevante il primo vertice tra i 28 Stati membri dell’UE e la Lega degli Stati arabi, promosso dopo l’incontro informale a Salisburgo, che si svolgerà in Egitto il 24 e 25 febbraio 2019.

Il Consiglio Europeo ha anche invitato il Parlamento europeo e il Consiglio a esaminare, in via prioritaria, le recenti proposte della Commissione riguardanti la direttiva sui rimpatri, l’Agenzia per l’asilo nonché la guardia di frontiera e costiera europea.

I leader hanno anche discusso della politica di rimpatrio dell’UE, ribadendo la necessità di facilitare rimpatri effettivi attraverso il miglioramento dell’attuazione degli accordi di riammissione. Molte dichiarazioni, davvero poca sostanza.

Rimane inoltre ancora una chimera la Riforma del Sistema Dublino, neanche discusso in questa sede, ma vero snodo centrale per la costruzione di un equo sistema d’asilo europeo. Vogliamo ricordare che la proposta approvata dal Parlamento Europeo rappresenterebbe una rivoluzione copernicana del Sistema e permetterebbe una redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo che arrivano negli Stati membri: una riforma che traduce le esigenze redistributive dei Paesi di primo approdo, che purtroppo i leader dei Paesi Ue non stanno prendendo in considerazione.

 

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