Dpcm Ucraina: è mancato il coraggio di fare meglio

Dopo settimane di attesa è stato finalmente pubblicato in Gazzetta il D.P.C.M. firmato il 28 marzo con cui il Governo ha dato attuazione alla direttiva 2001/55 sulla protezione temporanea attivata dal Consiglio UE con Decisione n. 2022/382 dello scorso 4 marzo, per garantire una protezione immediata ai profughi in fuga all’Ucraina.

Tuttavia, malgrado le settimane di attesa tra l’adozione della decisione del Consiglio UE e la firma del decreto attuativo avessero fatto sperare in un lavoro di revisione dei contenuti della decisione, in chiave migliorativa – purtroppo il D.P.C.M. non ha fatto altro che trasporre il provvedimento con tutte le ristrettezze con cui il era nato in sede comunitaria. Il Governo ha, infatti, scelto di non utilizzare le clausole di flessibilità previste, clausole che avrebbero permesso di dare una giusta protezione a tutti gli sfollati dal conflitto ucraino.

Uno dei più gravi limiti riguarda le categorie di persone ammesse alla protezione: non sono state accolte dal governo le proposte presentate dalle organizzazioni riunite intorno al Tavolo asilo, che proponevano l’estensione della protezione anche a coloro che hanno lasciato l’Ucraina prima del 24 febbraio, ai richiedenti di protezione internazionale, e ai cittadini di paesi terzi con un permesso di soggiorno anche non permanente che non possono ritornare in sicurezza nel proprio Paese.

Riteniamo che tale scelta, oltre ad escludere dalla misura profughi che – come gli altri – sono stati costretti a lasciare tutto per fuggire da una guerra, possa determinare un aumento esponenziale delle richieste di protezione internazionale, ponendosi così in contrasto con una delle finalità principali della direttiva UE, cioè quella di evitare che l’afflusso massiccio di sfollati determini la congestione dei sistemi di asilo degli Stati membri.

Vista l’ampia discrezionalità riconosciuta agli Stati dalla Direttiva 2001/55, avremmo auspicato un maggiore coraggio del governo nel dare protezione ai profughi in fuga dall’Ucraina, estendendo le categorie dei beneficiari oltre gli stretti margini fissati dalla decisione del Consiglio UE.

Un altro aspetto che desta grave preoccupazione è la mancanza nel Decreto di qualsiasi indicazione di principio per l’individuazione dei diritti sociali – oltre quelli sanitari e alloggiativi – collegati alla protezione temporanea. Il Decreto delega, infatti, l’attuazione delle misure assistenziali alle ordinanze del capo della protezione civile.

Sarebbe stato fondamentale prevedere già in sede di DPCM l’equiparazione dei diritti delle persone che godono di protezione temporanea e dei rifugiati. La popolazione in fuga dall’Ucraina è composta, molto spesso, di persone che hanno bisogno di sostegno: persone anziane, mamme con bambini, persone con disabilità. Non prevedere da subito e per tutti l’accesso agli strumenti assistenziali ed economici dedicati in grado di dare risposte a queste specifiche vulnerabilità desta davvero grave preoccupazione.

Sarà necessario che tali diritti siano ora declinati in modo chiaro, specificando le prestazioni a cui i beneficiari potranno effettivamente avere accesso, con lo strumento che ora resta a disposizione ovvero le ordinanze del capo della protezione civile.

 

Foto in copertina CC Mirek Pruchnicki (link: https://bit.ly/3MgUhBC)